La conservazione degli habitat

- Una strategia vincente -

di Antonio Karabatsos


 

Si riporta una notizia, tratta dalla stampa, inerente la gestione delle aree prative, che lascia ben sperare per una evoluzione dei comportamenti e della sensibilità delle amministrazioni locali.

Ci si augura, in un prossimo futuro, di non dover più assistere a pubblicità di località montane che esibiscono foto di vallate con l'erba tagliata come quella di un green per il golf, ritenendo così di allettare potenziali turisti con un'immagine del territorio di malinteso "ordine" ed efficienza.

Inutile ripetere quanto già messo in atto dall'Unione Europea con le proprie direttive ed i propri contributi, cioè che la conservazione di siepi e prati nel loro stato originario permette la sopravvivenza di una fauna e flora altrimenti destinate a scomparire, lasciando tristemente il passo a campi di mais o desolati praticelli "da passeggio".

 

Sorgenti del Piave, m. 1700: il particolare habitat umido favorisce la presenza di varie specie di Erebia; il luogo è molto frequentato dai turisti ed oggetto di pascolo dei bovini. Qui nessuna amministrazione oserebbe  "bonificare" la zona tagliando l'erba ed incanalando i rivoli delle sorgenti per "facilitare" il passo dei turisti od il pascolo. Eppure, in luoghi meno noti e tutelati, è quello che avviene regolarmente da qualche anno; specie in molte località montane, con l'aumentare delle risorse economiche dedicate al  turismo.

 

"Erba alta e prati fioriti tutto l'anno, per una gestione del verde pubblico più economica ed ecocompatibile, nel rispetto delle direttive dell'Unione Europea in materia d'ambiente: è una vera e propria rivoluzione del sistema e delle strategie d'intervento sulla flora e sulla fauna selvatiche .. quella inaugurata nei mesi scorsi dall'assessorato all'Ambiente del Comune di Udine, in collaborazione con l'Università degli studi...

Il progetto, denominato Prati Stabili, permetterà alle casse comunali di risparmiare fino a 100mila euro all'anno. In che modo? Diminuendo il numero di tagli nei prati selvatici e consentendo all'erba, in tal modo, di crescere spontaneamente (...) Pochi gli esempi già presenti in Italia, decisamente indietro rispetto al resto d'Europa (...) dove la "filosofia dell'erba alta" è applicata anche alla gestione delle reti autostradali...

"L'operazione avviata a Udine attraverso un progetto pilota riproducibile anche nel resto della regione offre - spiega Alessandro Peressotti, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'Ateneo friulano - molteplici vantaggi: dalla conservazione delle biodiversità del territorio e l'utilizzo di risorse generiche autoctone, altrimenti condannate all'estinzione ed evidentemente più resistenti di quelle acquistate fuori regione, in quanto abituate al clima e al terreno locali, al risparmio in termini gestionali delle operazioni colturali, con una forte riduzione del numero di tagli e un minore ricorso a specie ornamentali importate dall'estero, Olanda e Oregon in particolare".

Meno tagli (da tre a uno nei prati stabili, da quattro a due in quello da foraggio e da due a uno in tutte le aree di sottobosco) significa minori costi per l'appalto del servizio che, ogni anno, costa all'amministrazione comunale circa 1,3 milioni.

...in un prato stabile, in effetti, sono riconoscibili fino a 150 famiglie vegetali autoctone - tra cui diverse specie di orchidee selvatiche, campanule, garofanini e margherite,  e decine le specie di insetti e animali collegate allo stesso habitat naturale..."

(L. De Francisco, Udine taglia i costi ma non i prati: 100mila € in meno e verde difeso, in Il Sole 24 Ore Nord-Est, 30/6/2004)