Effetto serra, energie alternative


 


Purtroppo, in tema ambientale, le idee divergono non solo su "cosa" fare, ma anche sullo stato reale della situazione.
Eppure, le risultanze scientifiche dovrebbero essere identiche, basandosi su dati obiettivi e verificabili. L'ennesima dimostrazione che le cose non sono così semplici … come spesso si vorrebbe fare credere all'ignaro telespettatore/lettore.
Si è quindi ritenuto di proporre una serie di citazioni con le principali idee contrapposte in tema ambientale.

Le emissioni di CO2 sono destinate ad aumentare vertiginosamente con lo sviluppo dei paesi terzomondiali, in particolar modo la Repubblica Popolare Cinese. 


Allarmismi ingiustificati

I passaggi dell'articolo sotto riportati focalizzano l'aspetto economico dell'utilizzo energetico, e ricalcano press'a poco le argomentazioni statunitensi. Da leggere con attenzione.

"Tutte le fonti rinnovabili messe insieme (esclusa l'idroelettrica) producono meno dell'1% del consumo complessivo. L'energia prodotta da vento e sole è appena lo 0,05% del totale. Quando gli ambientalisti sottolineano gli strabilianti ritmi di crescita delle fonti alternative, allora, dicono solo una mezza verità. Nel 1998, la crescita del 2% del petrolio ha prodotto energia in misura 323 volte maggiore dell'aumento del 22% dell'eolica! Per quel che riguarda l'idrogeno, poi, esso non è una fonte, ma un vettore, d'energia, e il suo impiego su larga scala sembra impraticabile…
La chiave per lo sviluppo è, piaccia oppure no, la disponibilità di energia a basso costo. Il che è reso possibile, ancora una volta, solo ricorrendo alle fonti tradizionali… (…) Se davvero il petrolio si sta esaurendo, peraltro, l'alternativa è già disponibile: il nucleare permette la produzione di un'energia più pulita e più economica di quella ottenuta dai combustibili fossili. Guardando ai trend di lungo periodo, d'altro canto, osserveremo che il prezzo del petrolio è andato calando o è rimasto stabile nel corso degli ultimi cinquant'anni, mentre il prezzo dell'energia è diminuito. Non vi è alcuna ragione di ritenere che tale tendenza si inverta nel futuro prossimo e, di conseguenza, l'eventualità che l'uomo rimanga senza energia appare estremamente improbabile. Inoltre, è ragionevole supporre che - qualora ciò dovesse avvenire - avremmo un'accelerazione graduale dei prezzi. Questo attirerebbe nuovi investitori, molti dei quali cercherebbero una fonte di energia alternativa e più economica in modo da sbaragliare la concorrenza. C'è una buona probabilità che, prima o dopo, la soluzione emerga, e che quindi il mondo si trovi in una situazione complessivamente migliore. In altri termini, se lasceremo libera la ricerca scientifica, probabilmente il mondo del futuro avrà meno petrolio nel sottosuolo, ma più beni, servizi e conoscenze da cui far scaturire l'energia necessaria.
(…) Gli ambientalisti invocano, nel nome dell'esaurimento delle risorse, politiche di risparmio energetico che comprendono un'ulteriore tassazione sui combustibili, iniziative come le "domeniche a piedi" e ingenti investimenti statali su fonti alternative quali l'energia solare o eolica e l'idrogeno. Tuttavia, appare molto più utile e sensato lasciare le risorse economiche nelle mani dei singoli proprietari. Prendere decisioni in preda a un terrore immotivato significa prendere decisioni sbagliate. È meglio aver fiducia negli uomini comuni e nella loro creatività: il nostro futuro è troppo importante per lasciarlo ai mercanti di terrore, verdi o rossi che siano (e sovente sono di entrambi i colori)".

(C. Stagnaro, Le fonti di energia alternativa: un business o un bluff?, Il Domenicale 13/1/04)


Uscita dal Trattato di Kyoto

Affermazione di D. Whitman, ministro dell'Ambiente USA, alla conferenza stampa in cui si annunciava l'abbandono del Protocollo di Kyoto da parte degli Stati Uniti:
"..il trattato è morto…sinora, nessuna delle grandi potenze lo ha ratificato perché è fondamentalmente ingiusto: obbliga soltanto loro a ridurre le emissioni di gas, e non i Paesi in via di sviluppo forse più inquinati di noi…"
(E. Caretto, Ambiente: Bush ritira la firma dal trattato, Corriere della Sera 29/3/2001)

"…Kyoto è troppo dispendioso per le casse USA. E' non è un'idea di questa Amministrazione. Fu uno studio dello staff di Clinton a valutare in oltre 300 miliardi di dollari all'anno l'impatto negativo sull'economia statunitense dei vincoli di Kyoto. ..la pecca di Kyoto è che la riduzione delle emissioni dei paesi dell'annesso 1 verrebbe annullata dall'aumento dei gas serra in India e Cina. Un paradosso la prospettiva di potenziare i "sink" (aumentare le foreste per assorbire l'anidride e costruire aziende pulite per limitare le emissioni) è una prospettiva interessante, che trova però l'obiezione strumentale di molti ambientalisti che non li vogliono: sono convinti che il carbon fossile debba essere sostituito quale fonte primaria energetica e temono che i sink possano servire da pretesto per non cambiare la politica energetica".
(S. Hayward, esperto ambientale dell'amministrazione Bush, Id.)


La razionalizzazione dei consumi

Questi miglioramenti nel campo dell'efficienza energetica sono davvero indispensabili e non più rimandabili…mi riferisco all'adozione di un pacchetto di misure volte ad aumentare l'utilizzo di fonti più pulite e più efficienti, che ci renderebbe capaci di abbassare il consumo di energia degli USA del 18 per cento, da qui al 2010. E del 33 per cento nel 2020. Si tratterebbe di un risparmio netto di 500 miliardi di dollari per consumatori privati ed aziende in circa vent'anni…"
(H. Geller, docente universitario americano direttore del South West Efficiency Project, in Corriere della Sera, 17/8/03)

Ripensamenti sul nucleare

"L'energia nucleare è l'unica soluzione verde. Non abbiamo tempo di sperimentare risorse energetiche visionarie. Non v'è possibilità che le rinnovabili, vento, maree ed idroelettrico forniscano sufficiente energia in tempo utile (J. Lovelock, ecologista inventore della teoria di Gaia)

...Lovelock sostiene che i pericoli del nucleare sono stati esagerati, e che sarebbero comunque insignificanti a paragone dei danni di ondate di caldo letali e dell'aumento del livello degli oceani...ogni allarme anche esagerato può contenere elementi di riflessione...

Per quanto riguarda l'Italia, i referendum del 1987 hanno fermato le nostre centrali nucleari, ma non hanno impedito che se ne localizzassero 13 a meno di 200 chilometri dai nostri confini... occorrerà risolvere importanti problemi: la sicurezza, i costi, sino ad ora eccessivi, il trattamento delle scorie... se la demonizzazione del nucleare è finita, per la santificazione ci vorrà tempo".  (Editoriale, in Il Sole 24 Ore 9/6/2004)

Clima e disinformazione

"..molti dei temi relativi all'ambiente…vengono trattati non, come sarebbe doveroso, alla luce delle conoscenze scientifiche comunemente accettate, ma sulla base di ondate emotive che prescindono dalla conoscenza, dal ragionamento…nulla giustifica proiezioni catastrofiche..Occorre considerare che il riscaldamento del globo, incorso da un quarto di secolo e con maggiore incidenza negli ultimi trent'anni, si inscrive perfettamente in un andamento ciclico delle temperature terrestri sperimentalmente riscontrato almeno a partire dal 1000 a.C.. E così, con cicli circa di 400 anni, le temperature hanno raggiunto massimi e minimi, e nulla fa pensare che questo andamento largamente consolidato sia destinato a mutare per l'avvenire. Di questo fenomeno, è vero, non si conoscono le cause, ma il suo svolgimento è ben noto. Molte prove potrebbero essere fornite in tal senso…."

(di Paolo Togni, Capo di Gabinetto del Ministero dell'Ambiente - Il Sole 24 Ore 25/2/2004)


Homo stupidus

"..la Terra non è mai stata così calda da 500 milioni di anni…per Martin Rees, un autorevole esperto di cosmologia e astrofisica, c'è solo una probabilità su due che la razza umana arrivi al prossimo secolo. Rees ricorda che il nostro pianeta è già incorso in cinque cicli di estinzione, la più celebre delle quali, 5 milioni di anni fa, fece sparire i dinosauri. E ora, conclude, l'homo sapiens sta approntando una sesta estinzione: la propria…I cicli naturali sono sempre stati a decorso lento, mentre noi stiamo subendo sconvolgimenti rapidissimi. Quanto alle cause naturali, la National Academy of Science degli Stati Uniti è perentoria: "ogni suggerimento che il riscaldamento degli ultimi vent'anni sia prodotto da cause naturali, e specialmente da un crescente irradiamento del sole…è semplicemente non sostenibile". Allora, è sicuro che la causa primaria dello stravolgimento del clima siamo noi".
(G. Sartori, Homo stupidus fermati in tempo, Corriere della Sera, 17/8/2003)

I segreti del clima

Le misurazioni compiute al suolo rivelavano un notevole incremento della temperatura, non segnalato dalle misurazioni compiute da satellite. E si era dato credito ai dati da satellite, molto rassicuranti, rispetto a quelli empirici, presi al suolo, Ora, da indagini recentissime compiute in vari centri, salta fuori che i dati climatici raccolti da satellite non erano attendibili: mescolavano il segnale della troposfera, cioè della bassa atmosfera (che si va indubbiamente riscaldando) con quello della sovrastante stratosfera (che invece è previsto debba raffreddarsi).  (L. Dell'aglio, I ghiacci svelano i segreti del clima, in Il Sole 24 Ore 2/6/04)


Così influenziamo clima e ambiente

"Le attività antropiche sono perciò a tutti i livelli comparabili, per intensità e scala spaziale di azione, alle grandi forze della natura…hanno la capacità potenziale di fare transitare il sistema Terra verso stati che possono dimostrarsi irreversibili e non adatti a supportare la vita umana e quella delle altre specie viventi".
(G. Bologna, Così influenziamo clima e ambiente, Il Sole 24 Ore 2/3/04)


Un mondo in calo

"Diminuisce la disponibilità di acqua dolce: 1 metro/anno nelle grandi pianure USA

Negli ultimi 35 anni il ghiacciaio del Mar Artico si è assottigliato da uno spessore medio di 3,1 metri a 1,8
Nelle Alpi, dal 1850, il volume dei ghiacciai è diminuito di oltre il 50%

Negli ultimi 25 anni la temperatura del pianeta è aumentata mediamente di 0.6 gradi

La superficie coltivabile del pianeta è diminuita da 732 mil di ettari a 656: urbanizzazione e desertificazione la causa. A causa dell'incremento demografico l'area coltivabile per persona è passata da 0.23 ettari (1950) a poco meno di 0.11 ettari.

Il 60% circa delle barriere coralline della Terra sono complessivamente distrutte o a rischio nei prossimi 10-30 anni; il 10% è irrimediabilmente perso, sono ecosistemi che ospitano il 25% di tutti gli organismi del pianeta.

Dal 1990 ad oggi il mondo ha perso 94 milioni di ettari di foreste".

(Un mondo in calo, Corriere della Sera 29/2/04)

 

I catastrofisti

"La foresta amazzonica è il polmone del mondo". Quante volte abbiamo sentito ripetere questa affermazione, facendo riferimento alla produzione di ossigeno vitale per tutto il mondo. Ebbene, molti saranno sorpresi nel sapere che questo è uno dei tanti miti senza alcuna base scientifica: la foresta amazzonica infatti produce tanto ossigeno quanto ne consuma. Se è vero che le piante producono ossigeno per mezzo della fotosintesi, è anche vero che quando muoiono e si decompongono consumano la stessa quantità di ossigeno...

Secondo il Worldwatch Institute (capofila del "catastrofismo" ambientale) ogni anno vengono distrutti 40 milioni di acri di foresta tropicale (1 ettaro corrisponde circa a 2.5 acri)...uno studio accurato di due ricercatori americani sulla base delle foto dei satelliti che mettono a confronto le aree tropicali nel 1978 e 1988 rileva che la perdita annuale è valutabile in 3,7 milioni di acri l'anno. Cifra indubbiamente considerevole, ma che per essere ben compresa va messa in relazione all'estensione globale della foresta tropicale, pari all'incirca a 4,5 miliardi di acri (meno dello 0,1%). (...) Un rapporto della FAO nel 2001 considera il tasso di deforestazione nelle aree tropicali allo 0,46% annuo. Percentuale molto più bassa del 2-5% sostenuta dalle organizzazioni ambientaliste: basta ricordare che nel 1991 il celebre biologo Norman Myers affermò che entro il 2000 l'umanità avrebbe perso circa un terzo dell'estensione delle foreste tropicali..se poi dalla foresta tropicale passiamo a considerare la copertura forestale del mondo nel suo insieme, troviamo che la superficie (circa 10 miliardi di acri) è rimasta costante per tutta la seconda metà del XX secolo, anzi in leggero aumento...questo perchè nei paesi produttori di legno (USA, Canada e Svezia) si piantano più alberi di quelli che si tagliano. E anche nei paesi tropicali quote sempre maggiori di legno provengono da piantagioni industriali...

(R. Cascioli, Deforestazione, molti allarmi eccessivi. Per salvare l'ecosistema serve sviluppo economico, Avvenire 25/8/2004)

Dal 1990 al 2000 la Fao denuncia un calo del 2,4% dell'area mondiale coperta da foreste. Ma attenzione: la Fao usa ora una definizione meno rigorosa di "foresta". Infine vorrei ricordare che un conto è una superficie da poco riforestata e un altro conto è una foresta che esiste da centinaia e migliaia di anni...(Fulco Pratesi intervistato da R. Cascioli, in Dove cascano i catastrofisti, Avvenire 14/12/2004)

Nel rapporto 2002 dell'OCSE Enviromental Outlook ...si calcola che nel suo insieme l'inquinamento atmosferico sia diminuito del 70% negli ultimi quarant'anni. I motivi sono vari e variano dalla riduzione nel consumo di combustibili fossili alla maggiore efficienza nell'uso dell'energia....è nei paesi industrializzati che l'inquinamento diminuisce, le foreste aumentano e le specie trovano un habitat accogliente. Il che suggerisce che la vera risorsa fondamentale sia proprio l'uomo e che lo sviluppo è la migliore strada per garantire ricerca e tecnologia capaci di rispondere ai problemi ambientali...

(R. Cascioli, Dove cascano i catastrofisti, Avvenire 14/12/2004)

James Lovelock, profeta e padre storico degli ambientalisti... sorprende tutti e afferma clamorosamente: diamo il via libera al nucleare, perchè oggi solo l'atomo può salvare la Terra dalla crisi energetica.... Lovelock, anche se non la usa apertamente, brandisce un'argomentazione robusta: con le energie alternative non riusciremo ad impedire che i combustibili fossili riscaldino ulteriormente il pianeta, che ha già imboccato il piano inclinato del global warming.

(Luigi Dell'Aglio, Avvenire 30/8/2007)