Leggi, leggine e leggicole

di Antonio Karabatsos


 

Come emerge dalla rassegna legislativa pubblicata, le specie di insetti protette dalla normativa sono piuttosto numerose.
Tutti i naturalisti, però, considerano pacifico che la protezione dell'habitat - oggi scarsamente attuata, perlomeno con riguardo agli insetti - sia il vero obiettivo prioritario.
Essa, infatti, è di grande rilevanza perché le specie, in presenza di condizioni ambientali favorevoli, possono garantire un elevato tasso di riproduzione e di diffusione, mentre in assenza di tali condizioni semplicemente scompaiono (riuscendo raramente a "trasferirsi" in siti più idonei).
Si discute, quindi, sul senso della legislazione protezionistica delle specie, che spesso risulta essere di difficile applicazione (quanti funzionari del Servizio Forestale distinguono una Maculinea da una Lysandra ?).
Nel frattempo, il rimboschimento curato proprio dagli "addetti ai lavori" distrugge colonie di specie "blindate" come il Parnassius apollo: mancano quindi procedure di controllo preventivo e manca una conoscenza approfondita della nicchia ecologica oggetto dell'intervento.
Si potrebbe quindi concludere che queste leggi sono "leggine" che servono da spauracchio per qualche collezionista (o naturalista, o raccoglitore) tanto sfortunato da farsi trovare con le mani nel sacco, mentre sono del tutto inefficaci nella risoluzione dei "veri" problemi.


Le leggi che prevedono il divieto di cattura di alcune specie sono solo destinate ad incrementare il numero delle 300.000 disposizioni normative vigenti nel nostro paese, o presentano una qualche utilità? 


A parere di chi scrive questa conclusione non ha fondamento. Premesso che ci sono vari collezionisti o raccoglitori che catturano migliaia di esemplari allo scopo di rivenderli (basterà leggere l'articolo di Vladimir Dinets su questo sito), e che debbono essere fermati in qualche modo, una norma di legge ha una sua ragione ed un suo scopo ulteriore rispetto al divieto in sé considerato.
Essa, infatti, introduce la consapevolezza (nei primi anni di promulgazione soltanto tra gli addetti ai lavori, poi tra fasce sempre più ampie di soggetti interessati) che un certo comportamento è sbagliato.
Il concetto di illiceità può avere una grande forza persuasiva nel formare l'opinione pubblica e sensibilizzarla alle emergenze ambientali.
Il fatto che un boschetto "incolto" o un declivio brullo nascondano specie di insetti protette e magari esteticamente significative giustifica, a livello di opinione pubblica, anche la protezione di quell'habitat, altrimenti ignorato.
Inoltre il possesso ed il commercio di specie protette, prima visti come una "birichinata" o al massimo come un ingiustificato sfruttamento della natura, sono ora irrimediabilmente bollati come illeciti, come comportamenti di cui vergognarsi.
Concludendo, quindi, la legge ha anche la funzione non trascurabile di formare la coscienza sociale, e la percezione del "giusto" e dello "sbagliato": con gli effetti positivi che si possono immaginare. 

Per ulteriori interessanti considerazioni sul tema si consulti l'Introduzione alla sezione "Entomolex" nel sito della Società Entomologica Italiana.