Testi e foto di Antonio Karabatsos
E’ inclusa nella Direttiva Habitat come specie a rischio. Il suo declino viene segnalato in tutta Europa per la sparizione degli habitat, principalmente costituiti da radure umide nei pressi di corsi d’acqua e vicine ad aree boschive. E’ innegabile il fatto che anche questa specie risenta dell’abbandono della pratica dello sfalcio stagionale dei prati, viste le nuove tecniche di allevamento industriale dei bovini e la conseguente perdita di centralità della fienagione nella loro alimentazione. Numerose
colonie sono scomparse, di conseguenza, per l’avanzare del bosco nei
prati dove prima potevano crescere le piante nutrici, principalmente
Succisa pratensis per la forma aurinia e Gentiana kochiana per la forma
glaciegenita. E’
segnalata anche su prati aridi, parimenti alla Coenonympha oedippus che
li colonizza alternativamente ai biotopi umidi. Un
discorso molto interessante è quello della natura di specie diversa
della forma (o sottospecie) glaciegenita,
che si rinviene sulle Alpi oltre i duemila
metri. Al
di là delle differenze estetiche e della presenza di forme intermedie
ad altitudini modeste (ad esempio poco oltre i 1000 metri, come quella
in foto) molti autori italiani (oltre al Chinery) la considerano specie
distinta. Taluni autori stranieri (quale il Tolman) continuano, anche
recentemente, a trattarla come sottospecie. Ci
si augura che anche per la E. aurinia non esista un vero e proprio
“effetto feisthamelii”, che ironicamente chiameremo così per
indicare la tendenza di autori nazionali ad attribuire il rango di
specie alle sottospecie presenti nel territorio del loro Stato, così da
incrementare il prestigio della loro fauna o flora (ciò si verifica da
decenni per lo Iphiclides podalirius in Francia, con riferimento alla
sua sottospecie feisthamelii considerata dai francesi specie autonoma e
puntualmente declassata a sottospecie dagli autori inglesi…). Apparentemente
le analisi genetiche dovrebbero chiarire ogni dubbio: chi scrive però
ignora se tali analisi possano dimostrare definitivamente la non
fecondità degli eventuali nati da un incrocio (la c.d. interfecondità
tra le popolazioni, criterio introdotto dal Mayr), indispensabile requisito per
decretare l’avvenuta speciazione. Sulla leggera differenza dei
patrimoni genetici di una E. aurinia della pianura padana e di una
E.
aurinia che ha colonizzato da migliaia di anni le praterie alpine a 2200
metri di quota, con ciclo biennale di sviluppo, non possono comunque sussistere dubbi, anche alla luce dell’innegabile isolamento
geografico di quest’ultima. Si evidenzia che se E.
aurinia debilis fosse specie distinta (c.d. glaciegenita), peraltro, essa non sarebbe contemplata
dalla Direttiva e quindi non sarebbe tutelabile.
Le
foto presentate riguardano una colonia medimente numerosa (erano
presenti contemporaneamente almeno una ventina di esemplari, sia maschi
che femmine) a circa 1200 metri di quota, sulle Dolomiti. Vedere volare
queste farfalle tutte insieme, o mentre scaldano le loro ali al sole,
costituisce uno spettacolo di grande bellezza. Catturarle tutte o quasi,
come alcuni collezionisti usano fare, è un comportamento che non ha
bisogno di commenti per essere deprecato come gesto di inciviltà e di
ingordigia. Vicino
alla colonia (fotografata nel luglio 2005) volavano anche svariate E.
intermedia, alcune rare Clossiana thore, numerose Clossiana titania,
Boloria pales e, poco più in basso, alcuni sparuti esemplari di Lycaena
hippotoe. Il prato in taluni tratti era umido ed attraversato da
rigagnoli di un torrente che scorreva poco lontano. Di qui
l’eccezionale ricchezza di specie pregiate, che chi scrive si augura
di rivedere ancora quando ritornerà a fare visita a questo meraviglioso
sito montano.
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Prato umido affiancato da un torrente montano
Esemplare mentre bottina su di una ombrellifera
Un esemplare (verso) che si sorregge su uno stelo d'erba. Sembra appena sfarfallato.
Un maschio di E. aurinia fotografato dall'alto
Nella stessa colonia, una forma intermedia tra aurinia e glaciegenita
Esemplare che scalda le ali al sole
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