Parnassius phoebus

Testi e foto di Antonio Karabatsos


 

Il Parnassius phoebus è un lepidottero che può essere considerato raro e molto localizzato, fatta eccezione per poche località di alta montagna in cui vi sono residue colonie piuttosto numerose (al massimo di due decine di individui).
L'insetto è diffuso, in Europa, in alcune zone delle Alpi (escluse, tra l'altro, le Alpi carniche) da una quota di 1500 m. fino a 2500-3000 m. E' anche presente, con sottospecie differenti, sulle Montagne Rocciose degli Stati Uniti ed in Asia centro-orientale (tanto è vero che è stato descritto per la prima volta da Fabricius proprio in Siberia, nel 1793).
E' più comune verso i 2000 metri. Le colonie sono poste vicino a torrenti sulle cui sponde vegeta Saxifraga aizoides, la pianta ospite delle larve, dai caratteristici fiori gialli. Il comportamento dell'adulto è simile a quello del P. apollo, fatta salva l'abitudine di passare la notte nel folto dell'erba, anzichè sulle sommità dei fiori (per nutrirsi l'adulto ama il nettare del genere Allium) (oss. pers.).
Le larve, se le uova schiudono in estate, trascorrono ibernate la stagione invernale, risvegliandosi poi nelle giornate di tepore primaverile.
Ruggero Verity, nella sua opera più conosciuta (Le farfalle diurne d'Italia) descrive il "risveglio" del bruco raccolto ghiacciato. Esso "
sverna da piccolissimo, fra le radici impiastrate di melma della sua pianta alimentare; è stato raccolto gelato fino all'irrigidimento completo, ma, appena sciolto il ghiaccio in una stanza…" si è rivitalizzato.
Secondo l'Autore, questa specie si è formata in epoca più antica rispetto ai congeneri P. apollo e P. mnemosyne, dimostrandosi perciò incapace "
dopo le epoche glaciali, di adattamento a climi più miti, poiché è sopravissuta solo dove ha potuto ritirarsi in massicci alpestri con ghiacciai".

 

Mesi

I

II

III

IV

V

VI

VII

VIII

IX

X

XI

XII

Ovo

 

 

Larva

 

 

Pupa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Imago

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se quasi settanta anni orsono la specie era molto localizzata, è facile immaginare il suo attuale status in un periodo di riscaldamento globale e di intervento antropico anche alle alte quote (incanalamento di risorgive, pascolo intensivo di bestiame, ecc.); il Chinery già nel 1989 la definiva "vulnerabile", cioè in declino su tutto l'areale di distribuzione.
In Svizzera il suo areale si è ridotto almeno del 500% negli ultimi decenni; sembra scomparsa da varie località italiane quali i Monti Lessini e Passo Crocedomini.
Anche nel frequentatissimo versante veneto del Passo del Pordoi la specie pare scomparsa da alcuni anni, probabilmente grazie all'incanalamento di un torrentello.


E' sconsolante pensare che le colonie divenute minacciate nell'arco di pochi decenni (anche dal collezionismo, essendoci sempre pochi esemplari in volo) erano presenti in tali luoghi da migliaia di anni, a partire dallo stabilizzarsi del clima nel periodo post-glaciale.
Inspiegabilmente, la farfalla non è protetta dalla legislazione italiana e comunitaria; ciò alla pari di un altro lepidottero - se possibile - ancora più minacciato, il Papilio alexanor.

 

 

 Sorgente di alta quota (m. 2000) dove vola una ridottissima colonia: si notino i colori di Saxifraga ed Allium

 

 Tipica posa dei Parnassius quando si sentono minacciati; per tentare di impressionare i predatori scoprono di colpo gli ocelli

 

 

 Ingrandimento di un esemplare (verso) che afferra gli steli di piante erbacee

 

 Un maschio ha chiuso le ali, pronto per il riposo notturno

 

La pianta ospite Saxifraga aizoides

 

Esemplare femmina fecondato, con sphragis in evidenza