To collect or not to collect?

 - L'amletico dubbio che ci si dovrebbe sempre porre - 

di Antonio Karabatsos


 


Il dibattito - ormai stereotipato - tra conservazionisti e collezionisti, gli uni che negano agli altri la qualifica di "veri" entomologi (e viceversa) dura almeno dagli anni '70 dello scorso secolo.
Ritengo sia possibile aggiungere alcune cose, e precisarne altre.






Illustrazione tratta da "The Aurelian" (1766), celebre testo iconografico inglese. L'apparato del naturalista, come si vede, non differiva molto da quello moderno. Oggi sorgono però nuovi interrogativi...




Innanzitutto le posizioni estreme della questione: sia la contestazione intransigente della raccolta ("ci sono già abbastanza esemplari nei musei") che la cattura di duemila esemplari "for exchange" tutti nello stesso areale (come hanno candidamente affermato due attempati inglesi in cui mi sono imbattuto) sono posizioni indifendibili. L'una perché equipara un insetto ad un cervo o ad un orso, l'altra perché espressione di una meschina smania di possesso.
Ecco qualche argomentazione più convincente, raccolta da Stubbs e Kudrna:

          Pro-collecting

- La cattura rende possibile l'identificazione della specie e la raccolta dei dati 

- L'allevamento di numerosi esemplari elimina i danni alle colonie 

- Il tasso di mortalità negli insetti è molto elevato, non è influenzabile da catture sporadiche 

- Il vero problema è la protezione dell'habitat 

- La raccolta incentiva lo studio anche per i giovani

          Anti-collecting

- Ci sono pochissime specie che richiedono la cattura per l'identificazione 

- Sono possibili anche metodi di cattura, identificazione e liberazione 

- La raccolta in collezioni private è anacronistica ed inutile 

- La raccolta è diseducativa e stride con le moderne emergenze di conservazione ambientale 

- Si può passare alla macrofotografia o al butterflywatching, come hanno fatto gli ornitologi 

- Se la colonia è minacciata, anche poche catture possono comprometterla




La virtù, si potrebbe concludere, sta nel mezzo: ma a chi scrive una conclusione del genere sembra infelice.
In presenza di specie localmente sporadiche e/o rare, la virtù forse sta nel non catturarle affatto, o nel catturarne due-tre esemplari maschi. In presenza di grosse colonie o di specie notoriamente comuni, la virtù forse sta nel limitare comunque le catture: ciascun esemplare è inserito in una complessa architettura ecologica ed è risultato di una severa selezione naturale, non è a nostra disposizione come souvenir.
Infine, altra...virtù è l'impegno a massimizzare il valore scientifico della nostra attività.

 




Grecia, parte sommitale del monte Chelmos, una delle località europee più interessanti con riferimento alla propria particolare fauna di lepidotteri ropaloceri. Continue "spedizioni" di rapaci collezionisti, che letteralmente catturano qualsiasi farfalla incontrino, allo scopo di rivenderne a migliaia nei propri paesi d'origine e nelle borse internazionali degli insetti, mettono  in serio pericolo la sopravvivenza di alcune specie presenti, per il continente europeo, solo in questo complesso montuoso. In questo caso estremo si dovrebbe ricorrere a misure drastiche e sensazionali nei confronti di questi veri e propri saccheggiatori, compreso l'arresto, alla pari della tutela prevista per altre specie animali.