La conservazione delle farfalle

- introduzione

di Stefano Bossi


 


Il progresso tecnologico e la crescita demografica che hanno contrassegnato l’ultimo secolo hanno comportato, come conseguenza, un progressivo impoverimento del patrimonio naturale dell’intero pianeta. Infatti l’opera dell’uomo nei confronti della natura si è rivelata, ormai da tempo, sempre più distruttiva ed irresponsabile, perchè incurante delle leggi e dei ritmi che la regolano da sempre.

I recenti, drastici cambiamenti climatici, causati dalle attività umane, ne sono un esempio allarmante, oltre a costituire una seria minaccia per tutti gli abitanti della Terra. 

Anche il mondo delle farfalle, così come è avvenuto per tanti altri animali che l’uomo ha gradualmente sfrattato dai propri territori naturali, sta subendo da parecchi decenni un grave declino, sia in termini di quantità globale che come numero di specie. 

Parecchi sono i fattori coinvolti in questa preoccupante decadenza, ma i motivi principali sono l’alterazione e la distruzione degli habitat nei quali le varie specie sono o, purtroppo ormai, erano infeudate.

 

Inachis io L. (Vanessa Io): specie ancora comune... solo in certi habitat


I vari ambienti naturali in cui le farfalle vivevano sono stati infatti in gran parte distrutti e completamente rimodellati dalle attività umane. Porzioni sempre più vaste di territorio sono utilizzate per coltivazioni intensive, insediamenti urbani e industriali e infrastrutture varie. L’esperienza insegna che, dove interviene l’uomo con la sua opera “devastatrice”, le possibilità di sopravvivenza delle farfalle e di quasi tutta la fauna selvatica si riducono rapidamente al minimo. 

Eppure questo gruppo di insetti, anche se caratterizzato da un ciclo biologico estremamente fragile, ha potuto proliferare per millenni sulla Terra grazie alle spiccate capacità di difesa escogitate nei confronti dei predatori tradizionali, quali ragni, lucertole, uccelli: nulla può invece contro un “nemico” nuovo e non direttamente legato ad esso nella catena alimentare, come l’uomo. 

Infatti nel corso della propria lunga evoluzione le farfalle hanno messo a punto sistemi di protezione ingegnosi e validi, basati su un’ampia varietà di inganni visivi, che vanno dal mimetismo, attuato in varie forme e modalità, alla colorazione di alcune di esse che segnala ai predatori la propria tossicità. Sono per contro assolutamente indifese ed impotenti di fronte ai cambiamenti repentini dell’ambiente naturale apportati in tempi brevissimi dall’uomo. 

Poche sono le specie che riescono a sopravvivere in ambienti antropizzati, dove le piante alimentari dei bruchi scarseggiano o sono scomparse o dove le condizioni di umidità e temperatura sono drasticamente mutate. Pochissime quelle che hanno la capacità di spostarsi in ambienti nuovi dove ricercare le piante alimentari e le condizioni di vita a loro necessarie, o addirittura di migrare.